domenica 18 maggio 2014

Medioevo in Formazione

Il progetto si propone l’obiettivo di fornire un’occasione di incontro e confronto per studiosi del periodo medievale di età inferiore ai 40 anni e non inquadrati nei ruoli universitari. Si vuole perseguire tale obiettivo per cercare di valorizzare e diffondere, in un’occasione appositamente dedicata, le ricerche condotte da laureati, dottorandi di ricerca, assegnisti e borsisti. Il risultato di un simile evento potrebbe fornire una prima visione di insieme su almeno una parte dello stato della ricerca medievistica portata avanti dalle generazioni più giovani, evidenziandone tematiche principali, metodologie e prospettive.
Oltre che all’esposizione delle recenti ricerche, si prevede di dedicare una parte del convegno ad alcune riflessioni sul ruolo della Storia e degli storici nella società contemporanea, sull’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche ai fini della ricerca, sull’interazione interdisciplinare con altre discipline umanistiche e sulla comunicazione e divulgazione della storia.
Senza dubbio tutte le tematiche presentate risultano già oggetto di dibattito da parte degli studiosi già pienamente formati e operanti attivamente presso università ed enti di ricerca; tuttavia è convinzione degli organizzatori che la condizione di apprendistato e la giovane età dei partecipanti al convegno possa costituire, per una volta, un vantaggio anziché uno svantaggio.
Non è infatti un mistero che le discipline storiche e le professioni ad esse legate, vivono un periodo di forte ridimensionamento: il XX secolo ha infatti profondamente modificato i presupposti teorici, le metodologie e gli obiettivi della ricerca storica professionale, staccandola in buona parte dall’insegnamento e dalla divulgazione. In altre parole il ruolo degli storici e l’utilità della ricerca razionale sul passato, tanto più quello remoto, faticano ancora ad essere pienamente percepiti dal senso comune. Questa situazione, unita alla scarsità degli investimenti pubblici e privati sulla ricerca, in particolare quella umanistica, e alla considerevole entità dei cambiamenti che le riforme degli ultimi quindici anni hanno apportato al sistema complessivo dell’istruzione, rischia di creare i presupposti per un lento esaurirsi delle possibilità di svolgere con la necessaria continuità la professione della ricerca storica.
Alla situazione delineata fanno altresì da contrappunto una viva persistenza di un uso pubblico del passato e di una “domanda di Storia” ben presenti nella società -  spesso però intercettate da non addetti ai lavori o non supportate da un senso critico storico diffuso sufficientemente adeguato - e la presenza in Italia di un immenso patrimonio documentario, artistico e archeologico che, in presenza di un piano di sviluppo culturale ben progettato, potrebbe fornire numerose occasioni di lavoro.
Proprio in un quadro che appare spesso scoraggiante e di difficile approccio, ma che sembra offrire allo stesso tempo le potenzialità per un favorevole cambiamento di rotta, il confronto tra chi fra i più giovani ha comunque consapevolmente scelto di intraprendere il rischioso cammino di un mestiere (per ora) a rischio di estinzione, potrebbe costituire quanto meno un punto di partenza per eventuali ed auspicabili successive riflessioni.

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