È stato inaugurato da pochissimo un nuovo portale medievale (infatti alcune parti sono ancora in costruzione). Il sito presenta un ricco panorama di notizie sull'assedio di Tortona che le truppe imperali di Federico I Barbarossa posero alla città piemontese nel febbraio del 1155. Tale evento sarà rievocato per la prima volta il 17 e 18 maggio 2008.
Ecco un breve riassunto delle vicende storiche:
I tortonesi furono presi di sorpresa: le cisterne dell’acqua non erano completamente piene ed i milanesi erano riusciti a mandare solo una parte delle loro truppe nella città. Iniziò un durissimo assedio; la città allora era divisa in due parti: la città bassa, nata sull’antica centuriazione romana e sviluppatasi lungo la via Emilia, non era difendibile e fu subito abbandonata, ma la città alta, che sorgeva sull’impervio acropoli oggi chiamato “Castello” , era una vera e propria fortezza naturale. In questa rocca si trovavano la basilica vescovile, il vescovado ed il palazzo comunale. L’unico lato assaltabile era quello della “Porta d’oro”, verso Sarezzano, dove il dislivello era minore. Purtroppo però le cisterne dell’acqua non erano colme e nella rocca non vi erano fonti, che invece abbondavano appena al di fuori. Quotidianamente vi furono assalti alle mura e contrattacchi, mentre macchine da guerra imperiali, soprattutto mangani, cercavano di danneggiare le mura. I tortonesi ed i milanesi si difendevano bene e difficilmente gli imperiali sarebbero riusciti a penetrare in città, ma la primavera fu particolarmente asciutta e priva di piogge. Le cisterne si svuotarono, anche il vino finì, e si iniziarono battaglie cruentissime quotidiane attorno alle fonti fuori le mura. Alla fine , su suggerimento dei pavesi, tutte le fonti furono avvelenate con cadaveri e carcasse animali. La situazione nella città si fece tragica. Il vescovo di Tortona, Oberto, forse tramite un “Prete Fliscus”, della famiglia dei Fieschi, ottenne l’intervento dell’abate Bruno di Chiaravalle di Bagnolo. Questi ammorbidì le posizione dell’Imperatore, che permise ai tortonesi ed ai milanesi di uscire dalla rocca portando con se’ quello che potevano. Era il giorno 19 Aprile. L’Imperatore aveva rilasciato delle garanzie circa la non totale distruzione della città, ma dopo la sua partenza i pavesi la dettero completamente a fuoco e distrussero le mura. Il cronista narra che l’Abate di Chiaravalle mori per questa violazione dei patti. L’esilio dei tortonesi durò poco, già a maggio i milanesi inviarono ingenti truppe per permettere il ritorno dei cittadini e la ricostruzione delle mura, che avvenne anche con l’aiuto finanziario della città meneghina. Alla fine dell’estate del 1155 la città era stata ricostruita più bella e grande di prima.
Nel portale si trovano tutte le informazioni per partecipare a questa iniziativa:
www.assedioditortona.it
Tra le varie sezioni del portale si segnalano infine:
Ecco un breve riassunto delle vicende storiche:
I tortonesi furono presi di sorpresa: le cisterne dell’acqua non erano completamente piene ed i milanesi erano riusciti a mandare solo una parte delle loro truppe nella città. Iniziò un durissimo assedio; la città allora era divisa in due parti: la città bassa, nata sull’antica centuriazione romana e sviluppatasi lungo la via Emilia, non era difendibile e fu subito abbandonata, ma la città alta, che sorgeva sull’impervio acropoli oggi chiamato “Castello” , era una vera e propria fortezza naturale. In questa rocca si trovavano la basilica vescovile, il vescovado ed il palazzo comunale. L’unico lato assaltabile era quello della “Porta d’oro”, verso Sarezzano, dove il dislivello era minore. Purtroppo però le cisterne dell’acqua non erano colme e nella rocca non vi erano fonti, che invece abbondavano appena al di fuori. Quotidianamente vi furono assalti alle mura e contrattacchi, mentre macchine da guerra imperiali, soprattutto mangani, cercavano di danneggiare le mura. I tortonesi ed i milanesi si difendevano bene e difficilmente gli imperiali sarebbero riusciti a penetrare in città, ma la primavera fu particolarmente asciutta e priva di piogge. Le cisterne si svuotarono, anche il vino finì, e si iniziarono battaglie cruentissime quotidiane attorno alle fonti fuori le mura. Alla fine , su suggerimento dei pavesi, tutte le fonti furono avvelenate con cadaveri e carcasse animali. La situazione nella città si fece tragica. Il vescovo di Tortona, Oberto, forse tramite un “Prete Fliscus”, della famiglia dei Fieschi, ottenne l’intervento dell’abate Bruno di Chiaravalle di Bagnolo. Questi ammorbidì le posizione dell’Imperatore, che permise ai tortonesi ed ai milanesi di uscire dalla rocca portando con se’ quello che potevano. Era il giorno 19 Aprile. L’Imperatore aveva rilasciato delle garanzie circa la non totale distruzione della città, ma dopo la sua partenza i pavesi la dettero completamente a fuoco e distrussero le mura. Il cronista narra che l’Abate di Chiaravalle mori per questa violazione dei patti. L’esilio dei tortonesi durò poco, già a maggio i milanesi inviarono ingenti truppe per permettere il ritorno dei cittadini e la ricostruzione delle mura, che avvenne anche con l’aiuto finanziario della città meneghina. Alla fine dell’estate del 1155 la città era stata ricostruita più bella e grande di prima.
Nel portale si trovano tutte le informazioni per partecipare a questa iniziativa:
www.assedioditortona.it
Tra le varie sezioni del portale si segnalano infine:
L'assedio di Tortona - Avvenimenti Particolari - I Cavalieri e le Dame - Storia e Letteratura