Il progetto si propone l’obiettivo di fornire un’occasione di
incontro e confronto per studiosi del periodo medievale di età
inferiore ai 40 anni e non inquadrati nei ruoli universitari. Si
vuole perseguire tale obiettivo per cercare di valorizzare e
diffondere, in un’occasione appositamente dedicata, le ricerche condotte
da laureati, dottorandi di ricerca, assegnisti e borsisti. Il risultato
di un simile evento potrebbe fornire una prima visione di insieme su
almeno una parte dello stato della ricerca medievistica portata avanti
dalle generazioni più giovani, evidenziandone tematiche principali,
metodologie e prospettive.
Oltre che all’esposizione delle recenti ricerche, si prevede di
dedicare una parte del convegno ad alcune riflessioni sul ruolo della
Storia e degli storici nella società contemporanea, sull’utilizzo delle
nuove tecnologie informatiche ai fini della ricerca, sull’interazione
interdisciplinare con altre discipline umanistiche e sulla comunicazione
e divulgazione della storia.
Senza dubbio tutte le tematiche presentate risultano già oggetto di
dibattito da parte degli studiosi già pienamente formati e operanti
attivamente presso università ed enti di ricerca; tuttavia è convinzione
degli organizzatori che la condizione di apprendistato e la giovane età
dei partecipanti al convegno possa costituire, per una volta, un
vantaggio anziché uno svantaggio.
Non è infatti un mistero che le discipline storiche e le professioni
ad esse legate, vivono un periodo di forte ridimensionamento: il XX
secolo ha infatti profondamente modificato i presupposti teorici, le
metodologie e gli obiettivi della ricerca storica professionale,
staccandola in buona parte dall’insegnamento e dalla divulgazione. In
altre parole il ruolo degli storici e l’utilità della ricerca razionale
sul passato, tanto più quello remoto, faticano ancora ad essere
pienamente percepiti dal senso comune. Questa situazione, unita alla
scarsità degli investimenti pubblici e privati sulla ricerca, in
particolare quella umanistica, e alla considerevole entità dei
cambiamenti che le riforme degli ultimi quindici anni hanno apportato al
sistema complessivo dell’istruzione, rischia di creare i presupposti
per un lento esaurirsi delle possibilità di svolgere con la necessaria
continuità la professione della ricerca storica.
Alla situazione delineata fanno altresì da contrappunto una viva
persistenza di un uso pubblico del passato e di una “domanda di Storia”
ben presenti nella società - spesso però intercettate da non addetti ai
lavori o non supportate da un senso critico storico diffuso
sufficientemente adeguato - e la presenza in Italia di un immenso
patrimonio documentario, artistico e archeologico che, in presenza di un
piano di sviluppo culturale ben progettato, potrebbe fornire numerose
occasioni di lavoro.
Proprio in un quadro che appare spesso scoraggiante e di difficile
approccio, ma che sembra offrire allo stesso tempo le potenzialità per
un favorevole cambiamento di rotta, il confronto tra chi fra i più
giovani ha comunque consapevolmente scelto di intraprendere il rischioso
cammino di un mestiere (per ora) a rischio di estinzione, potrebbe
costituire quanto meno un punto di partenza per eventuali ed auspicabili
successive riflessioni.
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