Le Marche è la regione che presenta la
più alta concentrazione di comuni, uno ogni 39 Kq., di gran lunga
superiore a quella delle altre regioni dell’Italia centrale, in cui il
fenomeno comunale ha avuto analoga diffusione nel Medioevo. Una gran
parte di questi comuni non supera i 3.000 abitanti, molti altri nelle
fasce altocollinari e montane non contano più di qualche centinaio di
abitanti e a volte nemmeno tanti. Eppure tutti sono sopravvissuti alle
molteplici trasformazioni che hanno investito nei secoli
l’organizzazione amministrativa e politica della regione, grazie
soprattutto al fatto che fanno parte di un sistema connaturato alle
caratteristiche della regione stessa e che la loro presenza garantisce
una tutela e un utilizzo economico capillare ed equilibrato del
territorio.
Una diffusione così capillare delle autonomie comunali è legata alla frammentazione insediativa che ha sempre caratterizzato il territorio marchigiano fin dal primo medioevo, quando per iniziativa di signori, abbazie e vescovati le alture cominciarono a coprirsi di un numero elevatissimo piccoli aggregati fortificati. La successiva affermazione dei comuni fra XII e XIII secolo, determinando la crisi del sistema feudale e della rete dei poteri signorili, portò anche alla scomparsa di molti piccoli castelli signorili e all’accentramento della popolazione nei castelli comunali. La frammentazione tuttavia, anche se ridimensionata, rimase, tanto che il giurista Bartolo da Sassoferrato nel Trecento definiva le Marche Provincia castellorum per la prevalenza dei piccoli centri, la scarsità dei grandi agglomerati urbani e la mancanza di un autentico polo o baricentro regionale.
Due le ragioni di questo fenomeno: in primo luogo la particolare morfologia del territorio, caratterizzato da un gran numero di valli trasversali e longitudinali, collinari e montane, solcate da una fitta rete di corsi d’acqua, cosa che in passato ha creato grossi ostacoli alle comunicazioni; in secondo luogo la mancanza di un forte potere centrale e la presenza di tante città di modeste dimensioni, che neutralizzandosi a vicenda, hanno lasciato molto spazio alle località minori, favorendone anche l’autonomo sviluppo comunale. Questi fattori hanno impedito la creazione di ampie entità statuali di dimensione subregionale, a parte l’eccezione di alcuni tardi stati signorili nelle aree interne,quali Urbino e Camerino, peraltro di durata limitata. Così le Marche sono rimaste per secoli una regione policentrica, ad alta polverizzazione insediativa, soprattutto nelle aree montane, e con una forte presenza di autonomie comunali.
Sulle località delle Marche esiste una ricchissima storiografia, molto disuguale però per contenuti e qualità e soprattutto frammentata anch’essa per singole località. I contributi di carattere scientifico sono polverizzati in una miriade di saggi, legati quasi sempre all’attività di ricerca e di pubblicazione delle riviste. Le storie locali, strumenti preziosi per la conoscenza della documentazione e delle situazioni locali, risultano spesso di carattere cronachistico ed erudito e prive di un adeguato apparato di conoscenze storiografiche e archivistiche. Molte delle ricerche degli ultimi anni poi, sicuramente le più significative, sono di difficile reperimento, perché, essendo opera di studiosi estranei alla ricerca accademica, sono state edite a cura di enti locali, istituti di credito e istituti di ricerca e quindi al di fuori dei normali canali di distribuzione libraria. Mancano infine adeguati mezzi di informazione bibliografica, in grado di mettere alla portata di tutti la conoscenza della storia regionale, soprattutto quella medievale.
Questo sito non ha né l’ambizione né la pretesa di colmare questa lacuna. Intende solo presentare un panorama delle ricerche edite di uno degli autori che da quasi un trentennio si occupa con più continuità di storia medievale (ma non solo) in ambito regionale, integrandole man mano che se ne presenterà l’occasione con contributi significativi di altri autori.
Una diffusione così capillare delle autonomie comunali è legata alla frammentazione insediativa che ha sempre caratterizzato il territorio marchigiano fin dal primo medioevo, quando per iniziativa di signori, abbazie e vescovati le alture cominciarono a coprirsi di un numero elevatissimo piccoli aggregati fortificati. La successiva affermazione dei comuni fra XII e XIII secolo, determinando la crisi del sistema feudale e della rete dei poteri signorili, portò anche alla scomparsa di molti piccoli castelli signorili e all’accentramento della popolazione nei castelli comunali. La frammentazione tuttavia, anche se ridimensionata, rimase, tanto che il giurista Bartolo da Sassoferrato nel Trecento definiva le Marche Provincia castellorum per la prevalenza dei piccoli centri, la scarsità dei grandi agglomerati urbani e la mancanza di un autentico polo o baricentro regionale.
Due le ragioni di questo fenomeno: in primo luogo la particolare morfologia del territorio, caratterizzato da un gran numero di valli trasversali e longitudinali, collinari e montane, solcate da una fitta rete di corsi d’acqua, cosa che in passato ha creato grossi ostacoli alle comunicazioni; in secondo luogo la mancanza di un forte potere centrale e la presenza di tante città di modeste dimensioni, che neutralizzandosi a vicenda, hanno lasciato molto spazio alle località minori, favorendone anche l’autonomo sviluppo comunale. Questi fattori hanno impedito la creazione di ampie entità statuali di dimensione subregionale, a parte l’eccezione di alcuni tardi stati signorili nelle aree interne,quali Urbino e Camerino, peraltro di durata limitata. Così le Marche sono rimaste per secoli una regione policentrica, ad alta polverizzazione insediativa, soprattutto nelle aree montane, e con una forte presenza di autonomie comunali.
Sulle località delle Marche esiste una ricchissima storiografia, molto disuguale però per contenuti e qualità e soprattutto frammentata anch’essa per singole località. I contributi di carattere scientifico sono polverizzati in una miriade di saggi, legati quasi sempre all’attività di ricerca e di pubblicazione delle riviste. Le storie locali, strumenti preziosi per la conoscenza della documentazione e delle situazioni locali, risultano spesso di carattere cronachistico ed erudito e prive di un adeguato apparato di conoscenze storiografiche e archivistiche. Molte delle ricerche degli ultimi anni poi, sicuramente le più significative, sono di difficile reperimento, perché, essendo opera di studiosi estranei alla ricerca accademica, sono state edite a cura di enti locali, istituti di credito e istituti di ricerca e quindi al di fuori dei normali canali di distribuzione libraria. Mancano infine adeguati mezzi di informazione bibliografica, in grado di mettere alla portata di tutti la conoscenza della storia regionale, soprattutto quella medievale.
Questo sito non ha né l’ambizione né la pretesa di colmare questa lacuna. Intende solo presentare un panorama delle ricerche edite di uno degli autori che da quasi un trentennio si occupa con più continuità di storia medievale (ma non solo) in ambito regionale, integrandole man mano che se ne presenterà l’occasione con contributi significativi di altri autori.
Visita il sito: www.marcamedievale.info.
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