giovedì 2 agosto 2012

Camlann Medieval Village

Camlann Medieval Village, a living-history museum project portraying rural England in the year 1376, is dedicated to offering the public powerful personal experiences of history, including multiple learning and performing arts opportunities, built upon research of rural communities in 14th century England, to provide a deeper understanding of the relationship between those historical events and western society today.

martedì 17 luglio 2012

Sculpture médiévale dans les Alpes

Nel 2002 i musei di Torino, Chambéry e Annecy hanno posto le basi per una ricerca comune sulla scultura medievale. Punto di partenza è stata la mostra Tra Gotico e Rinascimento. Scultura in Piemonte (Torino 2001), basata sulle collezioni di Palazzo Madama e successivamente inserita in un più ampio progetto che ha focalizzato l’interesse sulla realtà di un territorio storicamente omogeneo, corrispondente agli antichi Stati di Savoia, posti a cavallo delle Alpi e comprendenti il Piemonte, la Valle d’Aosta, la Savoia e la Svizzera francofona.
Nel 2003 un nucleo di opere della mostra torinese e alcune sculture conservate nei musei di Annecy e Chambéry sono state presentate nell’esposizione Sculpture gothique dans les Etats de Savoie 1200-1500 (Chambéry e Annecy 2003-2004). La mostra La scultura dipinta. Arredi sacri negli antichi Stati di Savoia 1200-1500 (Aosta 2004) costituiva un ulteriore passo in avanti del medesimo progetto, grazie alla presenza di sculture pressoché sconosciute provenienti da diverse chiese della Valle d’Aosta.
Contemporaneamente, grazie a una serie di nuovi contatti, il quadro delle collaborazioni si è esteso verso istituzioni museali svizzere, francesi ed italiane, che conservano importanti collezioni di scultura e che hanno recentemente intrapreso progetti specifici di studio e valorizzazione di queste opere.
L’accordo di partnership del progetto Sculpture médiévale dans les Alpes è stato formalmente sottoscritto il 31 maggio 2005 dai musei francesi di Annecy, Bourg-en-Bresse, Chambéry, dalla Conservation départementale du patrimoine des Alpes maritimes, dai musei svizzeri di Friburgo, Losanna, Sion, Zurigo, dai musei italiani di Torino, della diocesi di Susa e della regione Valle d’Aosta.
Obiettivo comune è creare un corpus della scultura medievale nelle Alpi occidentali, che possa diventare un punto di riferimento per la ricerca e per la salvaguardia del patrimonio territoriale.
La prima fase del progetto consiste nella realizzazione di un sistema informatico di navigazione tra le immagini e i dati di schedatura, un cui campione viene presentato per la prima volta in occasione della mostra Corti e Città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali, Torino, Palazzina della Promotrice, 7 febbraio-14 maggio 2006.

sabato 5 maggio 2012

Opificium

Opificium nasce dalla passione per il Medioevo di un gruppo di  professionisti ed amatori interessati a diversi aspetti dell’Età di Mezzo. Dall’interdisciplinarità di questi differenti soggetti e dalle diverse metodologie di approccio, si è creata un’attività a scopo didattico –  sperimentale con l’intento di far rivivere un angolo di storia con visione critica e filologica, ma facilmente comprensibile, seguendo le linee tracciate  dalla moderna disciplina dell’archeologia sperimentale e della living-history più in generale.
Grazie ai percorsi in parte formativi e in parte di interesse personale, le ricostruzioni storiche dei mestieri hanno una rigorosa criticità filologica nei materiali usati, nei prodotti finiti, nelle nozioni storiche.
Lo scopo è quello di fungere da macchina del tempo e di far toccare con mano, far provare i mestieri perduti e manualità dimenticate, far rivivere quell’Italia centro-meridionale del XII secolo.
Opificium è il punto di arrivo che i suoi componenti hanno raggiunto prendendo diverse strade.
Opificium è il progetto dal quale, insieme, siamo partiti unendo le diverse esperienze e conoscenze, per ricostruire la storia e renderla viva nonostante i secoli.
Visita il sito: opificium.weebly.com.

lunedì 16 aprile 2012

Il Medioevo in Terra di Lavoro

Il Centro Studi sul Medioevo di Terra di Lavoro è l'evoluzione del Gruppo di Ricerca sull'insediamento medioevale, la cultura materiale ed artistica dell'area tra le sorgenti del Volturno e Capua.
Ha sede principale in Raviscanina (CE), piazza Santa Croce, e dispone di un'aula didattica, biblioteca, foresteria con 10 posti letto, cucina, auditorium.
Si propone lo studio dell'insediamento fortificato, della topografia e toponomastica alto medioevale, della storia ed archeologia dell'antica Terra di Lavoro e delle aree limitrofe. Studia anche in particolare la spiritualità cristiana e monastica, l'iconografia e le stratificate devozioni nelle quali affonda le radici l'identità culturale degli abitanti dell'alta Terra di Lavoro.
Ha per simbolo il castello e San Michele Arcangelo, che sintetizzano un'epoca ferrea, ma intrisa di spiritualità.
Si propone altresì il censimento e l'edizione di castelli, torri, borghi, abbazie, chiese, cappelle e romitori, al fine di assicurarne la conoscenza, il restauro e la valorizzazione.
Effettua corsi di avvicinamento e perfezionamento allo studio dei monumenti medioevali, al rilievo e restituzione grafica e fotografica
.

mercoledì 14 marzo 2012

Marca Medievale

Le Marche è la regione che presenta la più alta concentrazione di comuni, uno ogni 39 Kq., di gran lunga superiore a quella delle altre regioni dell’Italia centrale, in cui il fenomeno comunale ha avuto analoga diffusione nel Medioevo. Una gran parte di questi comuni non supera i 3.000 abitanti, molti altri nelle fasce altocollinari e montane non contano più di qualche centinaio di abitanti e a volte nemmeno tanti. Eppure tutti sono sopravvissuti alle molteplici trasformazioni che hanno investito nei secoli l’organizzazione amministrativa e politica della regione, grazie soprattutto al fatto che fanno parte di un sistema connaturato alle caratteristiche della regione stessa e che la loro presenza garantisce una tutela e un utilizzo economico capillare ed equilibrato del territorio.
Una diffusione così capillare delle autonomie comunali è legata alla frammentazione insediativa che ha sempre caratterizzato il territorio marchigiano fin dal primo medioevo, quando per iniziativa di signori, abbazie e vescovati le alture cominciarono a coprirsi di un numero elevatissimo piccoli aggregati fortificati. La successiva affermazione dei comuni fra XII e XIII secolo, determinando la crisi del sistema feudale e della rete dei poteri signorili, portò anche alla scomparsa di molti piccoli castelli signorili e all’accentramento della popolazione nei castelli comunali. palazzo_medievale_2La frammentazione tuttavia, anche se ridimensionata, rimase, tanto che il giurista Bartolo da Sassoferrato nel Trecento definiva le Marche Provincia castellorum per la prevalenza dei piccoli centri, la scarsità dei grandi agglomerati urbani e la mancanza di un autentico polo o baricentro regionale.
Due le ragioni di questo fenomeno: in primo luogo la particolare morfologia del territorio, caratterizzato da un gran numero di valli trasversali e longitudinali, collinari e montane, solcate da una fitta rete di corsi d’acqua, cosa che in passato ha creato grossi ostacoli alle comunicazioni; in secondo luogo la mancanza di un forte potere centrale e la presenza di tante città di modeste dimensioni, che neutralizzandosi a vicenda, hanno lasciato molto spazio alle località minori, favorendone anche l’autonomo sviluppo comunale. Questi fattori hanno impedito la creazione di ampie entità statuali di dimensione subregionale, a parte l’eccezione di alcuni tardi stati signorili nelle aree interne,quali Urbino e Camerino, peraltro di durata limitata. Così le Marche sono rimaste per secoli una regione policentrica, ad alta polverizzazione insediativa, soprattutto nelle aree montane, e con una forte presenza di autonomie comunali.
Sulle località delle Marche esiste una ricchissima storiografia, molto disuguale però per contenuti e qualità e soprattutto frammentata anch’essa per singole località. I contributi di carattere scientifico sono polverizzati in una miriade di saggi, legati quasi sempre all’attività di ricerca e di pubblicazione delle riviste. Le storie locali, strumenti preziosi per la conoscenza della documentazione e delle situazioni locali, risultano spesso di carattere cronachistico ed erudito e prive di un adeguato apparato di conoscenze storiografiche e archivistiche. Molte delle ricerche degli ultimi anni poi, sicuramente le più significative, sono di difficile reperimento, perché, essendo opera di studiosi estranei alla ricerca accademica, sono state edite a cura di enti locali, istituti di credito e istituti di ricerca e quindi al di fuori dei normali canali di distribuzione libraria. Mancano infine adeguati mezzi di informazione bibliografica, in grado di mettere alla portata di tutti la conoscenza della storia regionale, soprattutto quella medievale.
Questo sito non ha né l’ambizione né la pretesa di colmare questa lacuna. Intende solo presentare un panorama delle ricerche edite di uno degli autori che da quasi un trentennio si occupa con più continuità di storia medievale (ma non solo) in ambito regionale, integrandole man mano che se ne presenterà l’occasione con contributi significativi di altri autori.
Visita il sito: www.marcamedievale.info.

lunedì 5 marzo 2012

Isola Comacina

Partendo dal museo Antiquarium, nei pressi del quale è possibile visitare la chiesa romanica di S. Maria Maddalena dal famoso campanile gotico, ci si imbarca sulle acque del Lario, attraversando la cosiddetta “Zoca de l'Oli”, fino a raggiungere l’Isola Comacina.
Unica del lago di Como fu protagonista della storia comasca in età romana e altomedievale risultando un oppidum militare, un fulcro politico, nonché uno dei più importanti centri religiosi della diocesi. La grandezza dell’Isola nella storia è tale da ritenerla il luogo mitico da cui sarebbe sorta l'ars muraria dei Magistri Comacini, ed anche da cui sarebbe partito l'intero processo di sviluppo dell'arte medievale italiana. La splendida storia della Comacina sembra interrompersi bruscamente nel 1169, l'annus horribilis che segnò il suo tragico destino: devastata e rasa al suolo per opera dei comaschi e del Barbarossa, L’Isola decadde rapidamente, finendo nei secoli successivi in uno stato di abbandono. Apprezzata per la sua caratteristica natura lussureggiante e per gli splendidi panorami, l’Isola Comacina ha riottenuto l'onore di un tempo a partire dal 1900, attraverso la realizzazione delle tre case per artisti, di stile razionalista, destinate a rendere l’Isola un focolare dell'arte, e grazie alla serie di scavi archeologici condotti dagli studiosi Ugo Monneret de Villard (1914) e Luigi Mario Belloni (1958-1978). Ad essi va il merito di aver contribuito a definire quella che è oggi l’Isola Comacina: un sito archeologico la cui importanza travalica i confini locali, tanto da collocarlo tra le aree archeologiche più interessanti dell'Italia settentrionale per l'Altomedioevo.
Resti di un colonnato marmoreo di epoca romana conservato sotto la chiesa di S. Giovanni, testimonianze paleocristiane come l'insolita aula biabsidata con lacerti musivi e affreschi parietali, ed anche numerosi resti di chiese romaniche tra cui spiccano la cripta della basilica di S. Eufemia e le murature in pietra squadrata del complesso dei SS. Faustino e Giovita: tutto questo costituisce il prezioso patrimonio artistico della Comacina, insieme ai molteplici reperti che sono stati recuperati durante le campagne archeologiche e che si troveranno esposti nel museo Antiquarium a Ossuccio.
Visita il sito: www.isola-comacina.it.

sabato 4 febbraio 2012

Tempietto Longobardo di Cividale del Friuli

Il cosiddetto Tempietto longobardo, oggi oratorio di Santa Maria in Valle, si trova a Cividale del Friuli (Udine). Si tratta della più importante e meglio conservata testimonianza architettonica dell'epoca longobarda ed è particolarmente importante perché segna la convivenza di motivi prettamente longobardi (nei Fregi, per esempio) e una ripresa dei modelli classici, creando una sorta di continuità aulica ininterrotta tra l'arte classica, l'arte longobarda e l'arte carolingia (nei cui cantieri lavorarono spesso maestranze longobarde, come a Brescia) e ottoniana. L'insieme fa parte del sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, inscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco nel giugno 2011.
Di recente è stato inaugurato un sito dedicato molto ricco di informazioni e di immagini, sicuramente meritevole di una visita accurata per tutti coloro che non sono in grado di vosotarlo di persona.
Visita il sito: www.tempiettolongobardo.it.

giovedì 15 dicembre 2011

Associazione Popolani di Cividale

L’Associazione Popolani organizza e promuove eventi rievocativi, mostre, incontri didattici, animazioni e attività editoriali in collaborazione con enti pubblici e privati. Le due rievocazioni storiche organizzate a Cividale del Friuli sono l’ingresso in città di Marquardo di Randeck patriarca di Aquileia (1366), rievocato (dal 1982) nel giorno dell’Epifania, e il palio di san Donato documentato storicamente dal 1361 e rievocato (dal 2000) nel terzo fine settimana di agosto in concomitanza con la festa del Santo Patrono (21 agosto).
Durante le rievocazioni storiche, il Sodalizio ricostruisce - in suggestivi luoghi di Cividale - un piccolo abitato rurale, il Villaggio dei Popolani, nel quale interpretiamo scene di vita contadina ambientate nel 1300 così come potevano svolgersi nelle campagne cividalesi del tempo. Sullo sfondo, la storia del Patriarcato di Aquileia e del Parlamento del Friuli, protagonisti di un’epoca durante la quale il territorio era governato sia dai nobili feudatari, sia dal patriarca di Aquileia, capo religioso, militare e feudatario egli stesso. L’intento dell’Associazione Popolani è quello di rivivere la storia attraverso gli occhi del contadino del XIV secolo, impegnato quotidianamente a lavorare la terra e a sopravvivere a guerre, carestie, tasse, epidemie, povertà, razzie, fame. Al centro del Villaggio dei Popolani, ci sono la casa del contadino e della sua famiglia, la stalla, il cortile e l’orto. Intorno, le botteghe artigiane (scalpellino, fabbricante di ‘luci’, casaro, tintore, ecc.). Qui tagliamo la legna, alimentiamo il fuoco, cuociamo zuppe a base di cereali e ortaggi, prepariamo il formaggio e le erbe di uso alimentare e medicamentoso, maciniamo i cereali, filiamo e tingiamo la lana, attendiamo alla cura degli animali, lavoriamo il cuoio e la cera. Sono questi alcuni fra i momenti più significativi e coinvolgenti che l’Associazione offre al pubblico con le sue ambientazioni, sempre ricche di atmosfera, di colori (abiti nelle tinte della terra e delle piante), di rumori (zoccoli, fruscio del fieno, carro, crepitio del fuoco), di profumi (cibi, erbe aromatiche, fuoco) e di suoni (strumenti di lavoro, voci di bimbi, tamburi, musiche).
Visita il sito: www.popolanidicividale.it.

martedì 29 novembre 2011

Porphyra

Porphyra è la prima rivista italiana on line dedicata esclusivamente a Bisanzio.
È stata fondata nel 2003 da Nicola Bergamo e rappresenta una delle molteplici attività attraverso le quali l’Associazione Culturale Bisanzio persegue il proprio progetto di divulgazione della storia e della civiltà romano-orientali.
Dal marzo del 2006 a dicembre 2011 è stata guidata da Matteo Broggini
Dal 1 gennaio 2012, è coordinata da Nicola Bergamo
Porphyra pubblica e diffonde articoli e studi scientificamente validi, realizzati da un ampio spettro di competenti su Bisanzio: certo da quanti sono, a vario titolo, parte del mondo accademico (docenti, ricercatori, dottori di ricerca, dottorandi, laureati e laureandi), ma anche da tutti coloro che, al di fuori di esso, si dedicano alla ricerca storica e letteraria con passione, competenza e metodo.
Tale pluralità di voci è una caratteristica fondamentale di Porphyra: non già rivista esclusivamente prodotta da studiosi per studiosi, essa mira infatti a rappresentare un luogo di condivisione di saperi e di ampia irradiazione di conoscenze.
Con la convinzione di poter così contribuire al recupero di una corretta percezione di ciò che fu la civiltà bizantina e di quanto, nel nostro presente come nel nostro passato, ne è eredità spesso non riconosciuta.
Visita il sito: www.porphyra.it.

venerdì 18 novembre 2011

BattleSword

BattleSword nasce allo scopo di catalogare e testare riproduzioni di spade da combattimento (Battle Ready) che vanno dal X° al XVI° secolo che possono essere usate nella scherma medioevale o che vengono vendute come tali.
Ogni articolo da noi inserito contiene:
- Il rilievo di tutte quelle misure (peso, spessori, materiali, bilanciamento ecc ecc.) che possono interessare ed influenzare chi è alla ricerca di un strumento ideale per allenarsi nella scherma o da usare nella rievocazione storica.
- Delle fotografie effettuate a due scopi, il primo ovviamente estetico permette di apprezzare tutti i dettagli degni di nota, il secondo fine è quello di permettere di osservare la risposta della lama allo stress a cui viene sottoposta durante gli allenamenti e vengono aggiornate continuamente allo scopo di fornire un esempio diretto delle reali condizioni in cui versa la lama.
Le spade vengono testate in combattimenti figurati, a contatto pieno e contatto leggero, (a seconda di come specificato nella scheda) non soltanto andandosi a scontrare con altre spade ma anche contro scudi in legno, armature, bastoni, asce ed altre armi/oggetti storicamente plausibili per quel contesto storico e per l uso per cui sono congeniate.
Ringraziamo a tal proposito la compagnia di rievocazione storica Della Rosa e Spada che ci permette di testare questi prodotti con una reale veridicità storica. Ricordiamo che nei test non soltanto la lama viene usata in combattimento, ma tutta la spada elsa,pomo e foderi inclusi li dove siano presenti.
In base a tutti questi dati vengono redatte delle considerazioni sul arma presa in esame.
Visita il sito: www.battlesword.net.