domenica 15 luglio 2007

Codice diplomatico della Lombardia medievale





Il patrimonio documentario lombardo tramandato dai primi secoli del Medioevo sino alla matura età comunale è notoriamente vasto e disperso; la vicenda storica – soprattutto dell’età moderna – ha comportato non solo la concentrazione di antichi archivi ecclesiastici e monastici nelle sedi di Archivi di Stato, ma anche una migrazione di materiali (a seguito di incorporazioni, smembramenti, vendite) verso luoghi assai lontani rispetto a quelli di originaria conservazione. A tutt’oggi, la rievocazione storica delle vicende e dei mutamenti (politici, istituzionali, ecclesiastico-religiosi, economici) che hanno caratterizzato i territori racchiusi dai confini attuali della Lombardia nell’epoca considerata, non ha potuto contare su un corpus omogeneo di fonti criticamente edite; il mosaico è caratterizzato da forti discontinuità, sia cronologiche sia di qualità delle edizioni disponibili.

Con questo Codice diplomatico si intende mettere progressivamente a disposizione degli studiosi – riproponendo nella nuova forma digitale edizioni già note, avviando nuovi cantieri, proseguendo nella ricerca di materiali inediti o poco conosciuti – in un unico ambiente e con alcuni indispensabili strumenti di ricerca, la documentazione d’archivio prodotta, conservata e tramandata da chiese e monasteri ‘lombardi’ o proveniente (ma a noi giunta soprattutto attraverso gli archivi di quelle stesse chiese e di quei monasteri) dalle cancellerie delle massime autorità politiche e religiose e dai comuni cittadini fra l'VIII e il XII secolo.

Il Codice diplomatico si lega alle attività di ricerca promosse dalla rivista Scrineum.

Con questo Codice diplomatico della Lombardia Medievale (CDLM) si intende mettere progressivamente a disposizione degli studiosi – riproponendo nella nuova forma digitale edizioni già note (di alcune si è appena fatta menzione), avviando nuovi cantieri, proseguendo nella ricerca di materiali inediti o poco conosciuti –, in un unico ambiente e con alcuni indispensabili strumenti di ricerca, la documentazione d’archivio prodotta, conservata e tramandata da chiese e monasteri ‘lombardi’ o proveniente (ma a noi giunta soprattutto attraverso gli archivi di quelle stesse chiese e di quei monasteri) dalle cancellerie delle massime autorità politiche e religiose e dai comuni cittadini fra l’VIII e il XII secolo. Lo schema adottato è quello del codice diplomatico territoriale; evidentemente con correzioni d’impianto rispetto al modello tradizionale che, sebbene risulteranno stemperate dall’architettura ipertestuale, mirano a rappresentare qualcosa di diverso da una semplice strategia tecnico-editoriale: sia perché è ormai solo la disponibilità sistematica di fonti vagliate ed edite criticamente a poter alimentare e potenziare la ricerca documentaria e medievistica in generale per i secoli anteriori perlomeno al XIII; sia perché questa sistematicità insiste e deve anzitutto insistere e concentrarsi su aree di tradizione documentaria e giuridica omogenea; sia perché sembrerebbero le stesse potenzialità della rete e dei linguaggi digitali a consigliare l’adozione di un simile obiettivo programmatico. Perlomeno da quest’ultimo punto di vista, e pur nella diversa genesi e nel diverso assestarsi dei progetti che si sono avviati un po’ dovunque in Europa, le tendenze si assomigliano, e non pare una casualità.

Sembra questo, e per certi aspetti lo è, un ritorno al passato. Si ricomincia da archetipi – i grandi codici diplomatici, le grandi collezioni storiche – cui siamo abituati a guardare con la tipica ammirazione che un’epoca non erudita manifesta di fronte ai frutti migliori e ai monumenti della stagione erudita. Che vanno assegnati, non occorre dirlo, a una precisa tradizione. Curiosamente, gli spazi aperti dalle cosiddette nuove tecnologie ne palesano l’attualità sul piano operativo, anche se poi, di frequente, questo piano inclina le responsabilità editoriali più sul lato dell’ingegneria informatica applicata che su quello del patrimonio storico-testuale. Ma questi archetipi, se sottoposti a una corretta traduzione e a un processo di aggiornamento e adeguamento di fini e procedure, se non verranno soltanto e semplicemente consegnati al bricolage iper- e multi-mediale, potrebbero precisamente contribuire al mantenimento e all’arricchimento di quella tradizione; e riconquistarsi, proprio in questa fase, non soltanto la dignità di un modello tecnico-operativo, ma quella di un autentico modello culturale.

Il progetto Codice diplomatico della Lombardia medievale (secoli VIII-XII) è stato avviato nel 2000. Da allora, grazie al sostegno finanziario garantito (in diverse fasi) da Regione Lombardia, Università degli Studi di Pavia, MIUR, Fondazione Cariplo, Amministrazione provinciale di Sondrio, si è già raggiunto il ragguardevole obiettivo di integrare, entro un unico contesto di consultazione e di ricerca, alcune migliaia di testi documentari, 'trattati' con metodo omogeneo sotto l'aspetto delle procedure di codifica e di rappresentazione.

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